L’esperienza di Paolo (32 anni, dottorando in Ingegneria Gestionale dell’Università di Genova) all’Ecomuseo Terre del Castelmagno a Monterosso Grana – CN
Perché sentivi il bisogno di fare NATworking?
Il mio lavoro di ricercatore e studente di dottorato mi permette di essere molto flessibile nello scegliere il luogo da cui lavorare e spesso, invece di andare in università, lavoro da casa. Tuttavia, ci sono dei periodi nei quali devo focalizzarmi sulla chiusura di un articolo e fatico a concentrarmi sia lavorando da casa, dove è facile procrastinare, sia lavorando in università, dove è facile venire coinvolti dai colleghi in nuovi lavori. In questi casi trovo molto d’aiuto ritirarmi in un luogo diverso dal solito per focalizzarmi esclusivamente sulla scrittura; questo mi permette di mettere dei confini mentali a tutte le altre incombenze e concentrarmi.
Cosa hai fatto in uno degli spazi della rete NATworking?
Dovevo chiudere un articolo per una ricerca e ho deciso di ritirami per qualche giorno negli spazi di co-working dell’Ecomuseo Terre del Caselmagno. Quando durante la giornata avevo bisogno di ricaricare le batterie, mi bastava uscire a fare due passi all’aria aperta per ritrovarmi subito avvolto, non solo dalla natura, ma dalla cultura della Val Grana. Ho passeggiato lungo La Curnis, ascoltato le storie dei Babaciu e, ovviamente, mangiato il Castelmagno (quanto è buono?!).
Rifaresti questa esperienza?
Tutta la vita! Lavorare qui mi ha aiutato a concentrarmi e a chiudere un articolo che mi portavo dietro da mesi. Stare in un posto isolato e a contatto con la natura mi ha rilassato e dato energie, anche per futuri progetti.